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  Don Giovanni Brusegan

By Léon Bertoletti
Il Gazzettino
September 11, 2007

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=3502783&Data=2007-9-11&Pagina=7

L'abbraccio dei confratelli, lo spaesamento dei credenti. «Le porte della nostra Chiesa sono sempre aperte» ha detto l'arcivescovo Antonio Mattiazzo a don Sante Sguotti, quando si è recato a incontrarlo. Tuttavia, dopo aver appreso che il prete innamorato e ribelle ha celebrato tranquillamente l'eucaristia domenica scorsa, non pochi cristiani hanno manifestato stupore e turbamento. Perché una persona che ha pesantemente offeso il Papa e la diocesi - è la domanda frequente - continua imperterrita a svolgere pubblicamente il ministero sacerdotale? «La gente pensa che il bene della Chiesa sia diverso da quello delle persone, ma non è così» risponde don Giovanni Brusegan, delegato diocesano per l'ecumenismo e la pastorale della cultura. Aggiunge: «Per l'incarico che ricopro, vivo praticamente accanto al vescovo. È un bravo pastore e padre. Difende sempre i suoi preti, in pubblico e in privato. Vuole bene a don Sante. E nel suo caso, anche se sembrava temporeggiare, in realtà si è posto in maniera corretta, meglio di quanto sia potuto sembrare». Monsignor Mattiazzo e la sua Curia non sono però riusciti a impedire che la vicenda del parroco di Monterosso scandalizzasse il popolo di Dio. «Stiamo parlando di un sacerdote che ha sempre lavorato bene, che in passato si è impegnato duramente, che ha svolto con cura la sua azione pastorale» afferma don Brusegan. «Certo, nell'ultimo periodo ha fatto soffrire la comunità cristiana e il suo vescovo, che si è sentito tradito perché non gli è stata raccontata la verità. Ma la risposta al comportamento di questo sacerdote deve tenere conto della dimensione ecclesiale, non può essere dettata da una logica di chiusura o di settarismo. Noi che siamo suoi confratelli ci dobbiamo fare un esame di coscienza. Lui, dopo una serie di interventi strani e contraddittori, dovrebbe invece chiedersi: dove sto andando? qual è il progetto di Dio?». Perché è vero annota il delegato diocesano che i profeti hanno sempre creato scalpore all' interno della Chiesa, «ma l'atteggiamento di don Sante non è una modalità profetica. Inoltre, dovrebbe comprendere che c'è sempre una logica della croce nell'obbedienza». Per i credenti che s'interrogano, e forse vacillano, il messaggio invece è: «Siate vicini ai preti con l' accompagnamento morale, perché la nostra società relativista e qualunquista non li sorregge più. Lo spirito pretenzioso o polemico non serve. Servono, invece, preghiera e solidarietà. Ovvio che il celibato faccia problema, in un mondo che sta perdendo il riferimento ai valori. Ma sarebbe una grave perdita cancellare la figura del sacerdozio cattolico così com'è seguendo il vento di polemiche distruttive».

 
 

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