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L’8 settembre la donna accusava diocesi e ispettore di volerla “zittire”

By Marco Raffa
Rete L'Abuso
November 28, 2014

http://retelabuso.org/blog/33137


[with video]

L’8 settembre scorso, undici giorni prima di essere trovata senza vita in casa sua in seguito a quello che la Procura di Savona non ha dubbi sia stato un suicidio, Luisa Bonello aveva scritto un «post» su Facebook che finora, per motivi di riservatezza nei confronti della persona citata nel testo, non era mai stato pubblicato nella sua stesura completa.

Un testo che, scorrendo il profilo di Facebook del medico, non è visibile semplicemente perché, arrivati alla metà di settembre, occorre cliccare su «tutte le notizie» e scorrere all’indietro l’elenco delle notizie. Un testo che, però, è stato condiviso da oltre una novantina di «contatti» di Luisa Bonello e che quindi, scatenando un effetto-domino, ha avuto una diffusione notevole.

Il contenuto del «post», riletto oggi, suscita molti interrogativi. «Io cattolica praticante contro i vertici della diocesi di Savona. Vi starò tanto addosso fino a quando giustizia sarà fatta a costo di farmi ammazzare da voi per zittirmi come avete già provato a fare tramite il comandante della postale… ma non ci siete riusciti. Per caso pensate che le forze dell’ordine non sappiano costa nascondete. O siete superficiali o meglio vi credete onnipotenti. Ma di onnipotenti ce n’è uno solo».

Esplicito il riferimento al «comandante della postale», cioè all’ispettore Alberto Bonvicini, accusato di circonvenzione d’incapace, truffa ai danni dello Stato (reati per i quali è stato poi arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare) e omicidio colposo. Riferimento che, al di là degli elementi raccolti durante le indagini, cristallizza nel tempo l’atteggiamento del medico suicida che l’8 settembre aveva evidentemente già interrotto l’amicizia con Bonvicini, accusandolo addirittura di essere stato il «braccio operativo» della diocesi in una non meglio precisata opera di «riduzione al silenzio» delle sue denunce contro la pedofilia.

Le parole chiave di questo post, al di là di quanto risulterà dalle indagini, sono «comandante della postale» (e di qui un ulteriore elemento a carico dell’ispettore) e «farmi ammazzare da voi per zittirmi».

Qui gli amici di Luisa, a cominciare da Francesco Zanardi della rete L’Abuso, hanno preso spunto per sostenere (ancora mercoledì sera nel corso di un nuovo servizio di «Chi l’ha visto?» su Rai3) la tesi del «non suicidio». Tesi a cui la Procura, dopo la perizia medico-legale, non crede affatto. Mentre restano i dubbi sulle condizioni della donna e sulle responsabilità di chi gli era vicino (Bonvicini, il marito Mauro Acquarone, il medico Noemi Donati che firmò il certificato per il porto d’armi) nel non aver agito per impedire che la donna tenesse pistole e fucili in casa.

Nella vicenda intanto c’è un quarto indagato, il medico Roberto De Benedetti: per lui nessun collegamento diretto con Luisa Bonello ma l’accusa di aver rilasciato falsi certificati di malattia all’ispettore Bonvicini.

J’accuse Parole durissime nel post con cui Luisa Bonello chiamava in causa la chiesa savonese e il comandante della postale.




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