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Caso Giada Vitale. Il Consigliere regionale Nunzia Lattanzio stigmatizza la sentenza di archiviazione del Gip del Tribunale di Larino: “ Mi accingo ad inviare una lettera a Papa Francesco”

Rete L'Abuso
September 12, 2016

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Subì le violenze del parroco don Marino Genova, la stampa nazionale torna sul caso Giada Vitale

Il Consigliere regionale Nunzia Lattanzio stigmatizza la sentenza di archiviazione del Gip del Tribunale di Larino: “ Mi accingo ad inviare una lettera a Papa Francesco”

Si riaccendono i riflettori sul caso Giada Vitale, la giovane di Portocannone che per anni subì le molestie sessuali di don Marino Genova, all’epoca dei fatti parroco del piccolo comune della provincia di Campobasso. L’indice dei media, nazionali e regionali, è puntato contro la sentenza di archiviazione emessa dal Gip Daniele Colucci del Tribunale di Larino, per il quale il sacerdote non è imputabile per quanto accaduto dopo il compimento dei 14 anni dell’adolescente. E poco importa che la ragazza (oggi 21enne) vivesse una situazione di estremo disagio psicologico, determinato anche dalla prematura scomparsa del padre e della nonna paterna. Poco importa, inoltre, che ad abusare di lei sia stato un parroco 55enne (oggi 61enne), il quale avrebbe avuto il dovere di confortarla spiritualmente, non attraverso il congiungimento carnale. A carico di don Marino adesso restano solo le accuse relative al periodo in cui la ragazzina di Portocannone non aveva ancora compiuto 14 anni. Mentre la stampa nazionale torna con forza sulla squallida vicenda e dal web si leva un’ondata di indignazione, dal clero e dalla classe politica regionale ancora una volta giunge un assordante silenzio. Ad infrangere il muro dell’omertà provvede il consigliere Nunzia Lattanzio, in quanto “sarebbe immorale assistere inerti al declino dei minori sessualmente abusati”. Ecco per intero l’intervento dell’ex Tutore dei Minori, già giudice onorario del Tribunale per i Minorenni di Campobasso:

“Torno sul caso di Giada Vitale con la determinazione di sempre, quella impiegata a supporto e  in difesa delle giovani vite. Conobbi Giada nelle stanze della Procura della Repubblica del Tribunale di Larino. Il nostro gancio l’Avv. Cavaliere della Rete l’Abuso. La ragazza aveva compiuto da pochi giorni il diciottesimo anno di età. Sguardo smarrito, corpo ritratto al suo interno, braccia conserte, capo inclinato sulla spalla destra, negli occhi della bambina/adulta  il colore della diffidenza. Al gelo fisiologico, sceso al primo istante tra noi, ebbe seguito un’intesa grande che non troverà mai pause o ripensamenti. In nostro soccorso il pianoforte, strumento riabilitativo privilegiato.

Un contesto povero e sfortunato il suo. Privata dell’affetto del  padre a soli  3 anni, di quello della nonna paterna convivente a soli 12 anni, figlia unica, preda facile per un uomo adulto (di oltre cinquantacinque anni) vestito del Cristo. Don Marino Genova, rinviato a giudizio dal Tribunale di Larino -il prossimo 20 dicembre si celebrerà una nuova udienza- la prese in consegna a 13 anni, introducendola nel coro della Parrocchia di Portocannone, per trasformarla di lì a breve nel suo  giocattolo erotico. Il sacerdote  sostiene di averla soltanto toccata in rare occasioni.

Il P.M. Luca Venturi non è della sua stessa idea: chiede ed ottiene per l’imputato il rinvio a giudizio. Della vicenda, resta singolare l’Ordinanza emessa dal G.I.P. Dott. Daniele Colucci del Tribunale di Larino in altro procedimento penale, quello n. 224/15 a carico dello stesso Marino Genova, indagato per violenza sessuale, ex art. 609 quater c.p., nei confronti della già ‘perdente’ Giada Vitale.

Nel rispetto pieno della decisione assunta dal Magistrato, è doveroso e opportuno tuttavia esprimere pieno dissenso (per evitare che la povera Giada, e come lei tante altre giovani vite, passi da ‘perdente’ a ‘perdente perdente’)  per le dichiarazioni del seguente tenore riportate al fol. 4 della richiamata  Ordinanza ex. art. 409 c.p.p. del 1° giugno 2016 a firma del Colucci, che si riportano testualmente: “…In ogni caso, anche ai fini anche della definizione della carenza dell’elemento psicologico, va osservato che il Genova non è uno psicologo e nel rapportarsi alla ragazza non le somministrava il Minnesota o altri test, per cui non poteva configurare o riconoscere uno stato di deficienza psichica della Vitale…”

. Mutuando  le parole del Giudice quindi, “il sacerdote di 40 anni più grande e socialmente più autorevole”, non avendo a proprio corredo la batteria di test che ogni tecnico esperto in psicologia porta con sé nel bagaglio esperienziale, l’uomo di dio, con cognizione del “profano” ricorreva ad altri strumenti d’indagine, tali da consentirgli di avviare una relazione ‘consenziente’ con la minore, la stessa minore che a 13 anni, 11 mesi e 364 gg. per la Legge italiana non avrebbe potuto prestare consenso a una vita sessuale con quell’adulto. Tale dissenso è necessario che si trasformi in azione concreta.

Per tali ragioni nei prossimi giorni invierò una missiva al Pontefice e alla Congregazione della Fede, per chiedere nei confronti di Don Marino Genova l’avvio della procedura di destituzione dallo stato clericale. Per quanto attiene, invece, le ipotesi di relazioni inopportune e pericolose tra adulti e bambini, stando alla sentenza del Giudice di Larino, ci resta solo da sperare che l’intero universo maschile possa essere interamente popolato da psicologi, detentori esclusivi della capacità di valutazione del livello di maturità del proprio interlocutore”.




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