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Non E Lussuria

Rete L'Abuso
February 16, 2017

http://retelabuso.org/2017/02/15/non-e-lussuria/

Il libro-inchiesta sulla pedofilia clericale firmato da Emiliano Fittipaldi, sin dal titolo induce a confondere peccato e reato in un pericoloso equivoco.

Cecilia M. Calamani

«La pedofilia non e un vizio, la pedofilia non e un atto di lussuria, la pedofilia non e un peccato tanto meno un delitto contro la morale o un’offesa alla castita come dice il Catechismo e come se il bambino prepubere avesse la sessualita. La pedofilia e un crimine violentissimo contro persone inermi» (Federico Tulli, giornalista autore di “Chiesa e pedofilia, il caso italiano”, L’Asino d’oro 2014).

In effetti la Chiesa cattolica ancora annovera l’abuso di minore tra le violazioni del VI comandamento («Non commettere atti impuri») al pari di qualsiasi atto di piacere sessuale non finalizzato alla procreazione (inclusi masturbazione, prostituzione, rapporti tra adulti consenzienti). Atti ‘lussuriosi’ appunto, non orrendi crimini contro minori da denunciare alle autorita civili. E per questo che il titolo dell’ultimo libro-inchiesta di Emiliano Fittipaldi, “Lussuria” (Feltrinelli, gennaio 2017), lascia sgomenti ancor prima di iniziarne la lettura. La grancassa mediatica che accompagna il giornalista dell’Espresso processato in Vaticano lo scorso anno per “Avarizia”, infatti, ci ha informato ben prima dell’uscita del volume quale fosse, nonostante il titolo, il tema di indagine.

Ma violentare un bambino, per di piu sfruttando l’autorevolezza spirituale che deriva dall’indossare una tonaca, non puo essere etichettato, se pur da un titolo che deve dare continuita a una serie, un atto di ‘lussuria’. E come se un libro sulla violenza maschile contro le donne esercitata con finalita distruttive quando non omicide si intitolasse “Passione”, termine barbaramente utilizzato dai media nostrani per descrivere il ‘motivo’ che porta un uomo a uccidere una donna. La passione, come aspetto dell’amore, non puo portare ad ammazzare una persona cosi come la ricerca smodata del piacere dei sensi non puo portare all’abuso di un fanciullo. Non si tratta di disattenzioni lessicali: il linguaggio costruisce la realta stessa che si vuole comunicare e veicola il messaggio finale inserendolo in uno schema culturale diffuso. Finche il paravento del peccato continuera in qualche modo a salvare nell’immaginario collettivo i predatori di bambini e quel sistema omertoso di protezione che per decenni ne ha impedito la consegna alla giustizia civile, saremo ben lontani dal risolvere un fenomeno sistematico che affonda le sue radici profonde nella stessa cultura cattolica.

Il sottotitolo di “Lussuria” e in questo senso anche piu grave del titolo: “Peccati, scandali e tradimenti di una Chiesa fatta di uomini”. Come a dire, i preti sono uomini, non santi, e quindi possono peccare come tutti. Il che rafforza quel concetto subdolo e inaccettabile, brandito sistematicamente dalle gerarchie cattoliche, secondo cui l’abuso di minore e soprattutto un’offesa a Dio e di conseguenza all’istituzione che lo rappresenta.

Quanto al contenuto, il volume propone una carrellata di casi e documenti per lo piu noti riportati dalla stampa italiana ed estera, dai rari libri-inchiesta finora pubblicati in Italia e anche dai siti delle associazioni dei sopravvissuti (una per tutte Rete l’Abuso). Ha tuttavia il pregio innegabile di fornire al grande pubblico una visione di insieme di un fenomeno che, frammentato dalle cronache, non appare mai nella sua profonda gravita di vero e proprio sistema strutturale. A partire dai violentatori per finire ai vertici ecclesiastici, e senza risparmiare responsabilita all’attuale papa e al suo predecessore, Fittipaldi ricostruisce i fatti inserendoli in quel reticolo gerarchico di omissioni, insabbiamenti e coperture che a tutti i livelli svela una Chiesa piu preoccupata di difendere la sua immagine che di tutelare le vittime. Con l’avallo, almeno in Italia, dello Stato, che al contrario di Paesi come l’Australia, l’Irlanda, gli Usa, il Belgio e l’Olanda non ha ancora istituito una commissione governativa per indagare sulla diffusione di un crimine che non puo essere gestito nel segreto dei tribunali ecclesiastici – se e quando i casi arrivano a un processo canonico – o con lo spostamento di diocesi in diocesi degli abusatori. Una mancanza, per altro, gia denunciata negli ultimi anni dalle associazioni di vittime, dal radicale Maurizio Turco, dal collega Federico Tulli e da poche altre, inascoltate, voci.

Se da una parte le accuse alla Chiesa del giornalista sono durissime e senza possibilita di replica (basti pensare ai curricula di insabbiatori di abusi dei tre piu fidi uomini di Bergoglio, i cardinali Pell, Maradiaga ed Errazuriz, o alle accuse, sempre rivolte a Bergoglio, di tradire nei fatti la tolleranza zero che declama a parole), dall’altra quel filo ambiguo che si evince dal titolo permane in tutto il libro, a suggerire una confusione tra peccato e reato che puo trarre in inganno, in alcuni tratti, il lettore meno accorto. Il problema, sembra banale rimarcarlo, non e morale ma penale. Eppure nel testo varie ambiguita inquinano il messaggio e ribaltano la prospettiva criminale nella quale si colloca dando l’idea che la pedofilia sia un problema interno alla Chiesa perche insito nel tradimento dei suoi valori. Torniamo, cioe, all’infrazione del VI comandamento, che pericolosamente accomuna pedofili, omosessuali e preti che nonostante il voto di castita non vogliono rinunciare ai piaceri della carne.

Passaggi come «condannato a piu di quattro anni da un pm italiano che ha individuato piu di un centinaio di peccati capitali» o «gli investigatori stanno indagando su una sessantina di possibili atti di lussuria» o ancora definire «preti lussuriosi» pedofili o frequentatori di saune gay o ricattatori a sfondo sessuale, sono licenze che confondono il lettore portandolo a inserire nella stessa categoria etica stupratori di bambini, libertini o comuni delinquenti. Ma soprattutto, rendono labile quel confine, ben netto invece, tra codice penale e regole religiose.

Questo quadro bivalente in cui la ferrea denuncia si alterna alla confusione tra il piano della moralita e quello del crimine, culmina con il quarto e ultimo capitolo del libro, “La lobby gay”, in cui Fittipaldi riporta le prove di un sistema di potere interno, basato sulla comunanza di gusti sessuali, per il controllo politico ed economico del Vaticano. Sistema la cui esistenza sarebbe stata ammessa persino da Ratzinger e Bergoglio. Cosa ha a che fare con la pedofilia clericale? Ovviamente nulla. Ma parlarne in questa sede suggerisce una pericolosa quanto antiscientifica conclusione, per altro quella che la Chiesa ha sempre insinuato per dare dignita alla sua dottrina omofoba e giustificare al tempo stesso gli abomini commessi dai chierici sui piu piccoli: tra omosessualita e pedofilia c’e un legame palese. Tesi che lo stesso autore critica aspramente pur rinunciando, nei fatti, a dipanare ogni dubbio nei suoi lettori.

 

 

 

 

 




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