Vaticano: «Un cardinale dietro il corvo»

CITTA DEL VATICAN
Il Messaggero

CITTA’ DEL VATICANO – Al di là di Porta Sant’Anna tutto scorre come se apparentemente non stesse capitando niente di speciale. Frotte di turisti che vanno e vengono, le guardie svizzere che si fannofotografare dai giapponesi, il solito traffico di auto targate Scv che entrano ed escono dal confine. Eppure lassù, nell’Appartamento, quello con la A maiuscola, tutti gli sviluppi, anche minimi che stanno emergendo dalla più grave inchiesta che sia mai capitata in tempi recenti vengono seguiti con estrema attenzione.

Per ora in carcere c’è solo Paolo Gabriele, un uomo semplice sul quale pesano sospetti terribili. E’ il bandolo della matassa, il terminale, magari inconsapevole, di una filiera che porta in alto. A questo punto gli inquirenti non escludono nemmeno un cardinale. Per questo gli sforzi investigativi sono concentrati sul maggiordomo, sul suo passato, si passano a setaccio i suoi conti correnti e quelli dei familiari. Si cerca di capire a chi era diretta quella miniera di carte sottratte al Papa, pazientemente riprodotte e meticolosamente catalogate dopo che erano transitate su una delle scrivanie ritenute più sicure al mondo. E pensare che in pochissimi sono ammessi in quella stanza dall’atmosfera rarefatta.

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