Ior, «Portai i conti a Gotti Disse: meglio non sapere»

ROME
Corriere della Sera

ROMA – «Lei si sente come l’uomo nero che voleva fare male a Ettore Gotti Tedeschi?».
A ben vederlo, maglietta Lacoste a mezze maniche, mocassino fuori ordinanza, capelli cortissimi, l’aspetto dell’uomo nero non ce l’ha neppure un po’. Si scusa subito per aver violato il dress code del dirigente di banca. «Vengo da casa, sa, è sabato pomeriggio». Eccolo qui, quello che Gotti avrebbe descritto nel suo memorandum come il suo nemico numero uno, quello che avrebbe tramato per cacciarlo dalla banca. L’appuntamento è alle 18 a Porta Sant’Anna, i piazzali sono vuoti, senza una macchina parcheggiata, si sale su, al Cortile di San Damaso, poi un piccolo portoncino con un campanello che sembra quello di una casa. È Paolo Cipriani, direttore generale dello Ior dal giugno 2007, dopo aver avuto un’esperienza internazionale per banche italiane in Lussemburgo, a New York e a Londra. Un protagonista centrale del caso che ha portato il 24 maggio all’uscita traumatica di Gotti dall’Istituto. Parla per la prima volta.

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