Valderice, processo sui presunti abusi delle suore Legali di vittima chiedono risarcimento milionario

ITALY
Meridio News

December 23, 2017

By Pamela Giacomarro

[Google Translate: At the end the process on the Casa del Fanciullo San Pio X in Valderice . One million and 300 thousand euros and an immediate provisional amount of 130 thousand euros is the claim for damages in favor of the child who triggered the investigation and the main victim of the alleged violence. Advancing it were the lawyers Antonino Sugamele and Annalisa Pisano. At the bar, on charges of mistreatment, Sr. Yvonne Jacqueline Noah and the three former educators Laura Milana , Carlo Cammarata and Maria Mazzara. Two other people had ended up in the sights of the magistrates, the former director, Sr. Teresa Mandirà, and the cook of the Pina Ruggeri structure, who died soon after the trial began. For the defendants, the public prosecutor Nicola Lamia has requested a sentence of three years imprisonment . For the defenders, on the other hand, there would have been no crimes: the lawyer Marco Siragusa, at the end of his address, requested absolution for Sister Yvonne.]

CRONACA – Alla sbarra ci sono suor Yvonne Jacqueline Noah e gli ex educatori Laura Milana, Carlo Cammarata e Maria Mazzara. Decedute poco dopo la fine delle indagini un’altra suora e la cuoca della struttura. Una decina di piccoli ospiti della Casa del Fanciullo San Pio X ha raccontato le percosse e i maltrattamenti subiti

Alle battute finali il processo sulla Casa del Fanciullo San Pio X di Valderice. Un milione e 300mila euro e una provvisionale immediata di 130mila euro è la richiesta di risarcimento danni in favore del bimbo che fece scattare le indagini nonché vittima principale delle presunte violenze. Ad avanzarla sono stati gli avvocati Antonino Sugamele e Annalisa Pisano. Alla sbarra, con l’accusa di maltrattamenti, suor Yvonne Jacqueline Noah e i tre ex educatori Laura Milana, Carlo Cammarata e Maria Mazzara. Nel mirino dei magistrati erano finite altre due persone, l’ex direttrice, suor Teresa Mandirà, e la cuoca della struttura Pina Ruggeri, decedute subito dopo l’avvio del processo. Per gli imputati, il pubblico ministero Nicola Lamia ha chiesto la condanna a tre anni di reclusione. Per i difensori invece non ci sarebbero stati reati: l’avvocato Marco Siragusa, al termine della sua arringa, ha chiesto l’assoluzione per suor Yvonne.

L’indagine è stata avviata nel 2013 grazie alle denuncia di uno dei piccoli ospiti. «Fammi scappare dal centro, voglio tornare a casa». Poche parole impresse su un foglio di carta consegnato a un’assistente sociale, utili però agli investigatori per avviare le indagini e scoprire quanto accadeva da tempo all’interno della struttura di accoglienza. Maltrattamenti a cui sarebbero stati esposti i piccoli ospiti, una decina tra gli 8 e i 14 anni. A sostegno della tesi del bimbo, la testimonianza dei genitori. La coppia riferì agli agenti della Squadra mobile di avere appreso dal figlio che lo stesso era stato oggetto di ripetute percosse. Anche altri bambini, sentiti successivamente, riferirono d’essere stati spesso costretti a usare l’acqua gelida e a cibarsi di alimenti mal conservati. Le loro storie, tutte uguali: «Suor Yvonne mi dava botte con il filo della corrente», «suor Teresa e Pina mi picchiavano con la paletta».

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