VATICAN CITY (VATICAN CITY)
Il Messaggero [Rome, Italy]
February 21, 2024
By Franca Giansoldati
Almeno una ventina di giovani religiose appartenenti alla Comunità di Loyola sono state abusate sessualmente, spiritualmente, psicologicamente. Il numero si pensa però sia maggiore
«Il muro di gomma deve cadere». Padre Marko Rupnik è stato per anni il loro padre spirituale, si è guadagnato la fiducia delle numerose (almeno venti) vittime manipolando le loro coscienze, facendo leva sul suo indubbio magnetismo e sulla sua autorità religiosa fino ad assoggettarle e farne delle schiave, costringendole ad avere rapporti a tre perchè, secondo lui, quell’atto avesse un significato trinitario. Una specie di mistica del pornografico. Senza contare l’obbligo di accompagnarlo in cinema porno romani come sistema per l’assuefazione al genere.
E’ una storia terribile. Almeno una ventina di giovani religiose appartenenti alla Comunità di Loyola sono state abusate sessualmente, spiritualmente, psicologicamente. Il numero si pensa però sia maggiore. Stamattina a Roma, nella sede della Stampa Italiana, due ex religiose entrambe cadute nella trappola dell’ex gesuita Rupnik, famoso nel mondo per i suoi mosaici che ornano le principali cattedrali del pianeta, si sono per la prima volta mostrate al mondo e identificate, aprendo di fatto la stagione del #metoo nella Chiesa. A voce alta hanno chiesto al Papa una giustizia che tarda ad arrivare.
Per l’associazione americana BishopAccountability.org questo caso è stato paragonato per estensione e gravità alle vicende del fondatore dei Legionari di Cristo e dell’ex cardinale McCarrick. «Un capitolo certamente ancora inesplorato perchè le suore sono restie a parlare e denunciare, tanto sono impaurite dalle conseguenze. Le violenze sono tantissime nella Chiesa. Basti pensare che tempo fa si è presentata nel mio studio una suora violentata ripetutamente da un religioso e costretta persino all’aborto» ha spiegato Laura Sgrò, legale di Gloria Branciani, 60 anni, ex religiosa, romana di nascita e Mirjam Covac, di origine slovena alla quale si deve il lavoro dietro le quinte di recuperare e unire le vittime di Rupnik.
Parlano le vittime
La prima a parlare è stata Mirjam: «Personalmente non sono stata abusata sessualmente ma solo psicologicamente. Per lungo tempo non vedevo quello che mi accadeva attorno. Eravamo tutte ragazze giovani e piene di ideali. Solo dopo che Gloria se ne è andata dalla comunità di Loyola di Lubiana, in Slovenia, ho cominciato a comprendere. Tre anni dopo sono uscita anche io. Le sorelle che sono fuoriuscite sono tante e molte di loro vivono le conseguenze di quello che hanno subito, si sono ammalate o hanno altri disagi». Il microfono è poi passato a Gloria Branciani che ha spiegato il meccanismo psicologico che porta una giovane donna a consegnarsi in quel modo ad un padre spirituale senza avere la forza di ribellarsi. «Sono qui perché non voglio lasciare a nessuno la capacità di riscrivere la mia storia, non voglio dare ad altri questo potere. Queste parole mi hanno tolto l’ultimo velo di riservatezza che avevo in questa storia difficile.
Sono scappata dalla comunità nel 1993 perché volevo morire e non sentire più dolore. Avevo subito la perdita totale della mia identità.Non riuscivo a pensare a nulla di positivo per la mia vita. Me ne andavo perché così Rupnik potesse rinsavire e liberare tutte le altre sorelle con le quali, oltre a me, aveva una relazione».
Branciani andandosene da Lubiana e tornando a Roma ha ovviamente denunciato questo caso alle autorità della Chiesa ma non è stata creduta e per lungo tempo ha sofferto la vittimizzazione secondaria.
Naturalmente peggiorando la sua condizione fisica perchè per una vittima non c’è nulla di peggio che essere screditata. Il Vaticano e l’ordine dei Gesuiti, stando a quello che le vittime dicono, erano a conoscenza di quello che avveniva nella Comunità di Loyola sin dagli anni Novanta. In quel periodo Rupnik stava già lavorando nel Palazzo Apostolico per il grande mosaico commissionato sotto il pontificato di Giovanni Paolo II di cui era amico. Così come è buon amico di tanti cardinali oltre che di papa Francesco.
Le vittime di padre Rupnik non sono mai state ascoltate dal Papa anche se hanno inviato lettere aperte a tutti i vertici della Chiesa, da Bergoglio a Zuppi, Braz de Aviz, e De Donatis. «In un clima di omertà totale abbiamo saputo che l’Ordine dei Gesuiti ha istituito un team di indagine e poi abbiamo ricevuto la notizia della cacciata di Rupnik dall’ordine dei Gesuiti, anche se rimane un sacerdote incardinato nella diocesi di Lubiana. E’ stato poi diffuso un comunicato in cui il Vicariato tentava una maldestra riabilitazione. E ora il Papa ha deciso di fare un nuovo processo alla Congregazione della Fede».
Cosa ne pensate della scomunica che era stata comminata a padre Rupnik nel 2020 e poi gli è stata misteriosamente tolta? Le vittime in conferenza stampa hanno risposto che «purtroppo è stato protetto da tutti e non c’è nulla di nuovo. Ogni cosa è stata minimizzata o negata. Con una gestione non trasparente di questo caso. Noi vogliamo solo la verità e la giustizia». Anche riparativa.